Un tuffo nella nostalgia con il regista di Plastic Horizons, Andrea Sproviero Andersson

Negli ultimi anni, Youtube si è trasformato in un vero e proprio rifugio per creativi di ogni generazione. La piattaforma, svincolata dai vincoli delle produzioni tradizionali, ha aperto le porte a una vasta gamma di progetti innovativi. Oltre ad essere conosciuta come la fonte principale di tutorial e video di animali carini, Youtube ha raggiunto uno stadio più maturo, diventando un circuito di intrattenimento dalle molteplici forme. Alcune produzioni recenti hanno raggiunto livelli di professionalità comparabili solo a quelli televisivi. In particolare, un canale che si distingue per la sua qualità tecnica e contenutistica è “Plastic Horizons”, che si dedica con passione alla nostalgia degli anni ’80 e ’90.Nato come podcast, Plastic Horizons si è recentemente evoluto in canale Youtube.
E negli anni ‘80 e ‘90 sono cresciuti anche loro, i protagonisti di Plastic Horizons (Marco Benevento, Gabriele Luccioni e Luciano Villani): una variegata squadra di nostalgici alla riscoperta dei loro ricordi d’infanzia. In questo articolo, un po’ confessione e un po’ intervista, ho avuto l’opportunità di parlare con il regista di Plastic Horizons, Andrea Sproviero Andersson.

Il richiamo della nostalgia degli anni ’80-90

“Plastic Horizons” non vuole solo parlare di anni ’80 e ’90, vuole farli vivere di nuovo. Andrea ci spiega il perché della nascita del canale: “Un podcast ti permette solo di parlare degli anni della nostra infanzia, YouTube ti permette di vederli”. Plastic Horizons vuole andare oltre, cercando di far rivivere negli spettatori quelle stesse esperienze e sensazioni, come se di tutti quegli anni non fosse passato un solo giorno. E sono le reazioni di Marco, Gabriele e Luciano che fanno la vera differenza. Chi quegli anni li ha vissuti può ricordare attraverso i loro occhi e le loro emozioni, mentre chi al contrario non era presente può scoprire una realtà nuova, anche se vintage. Come per esempio la sensazione di riavvolgere una musicassetta con una matita, o di scoprire la storia dietro a una serie televisiva, o di portare sullo schermo le voci che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia e non hanno mai avuto un volto: parliamo dei meme degli anni ‘80, delle leggendarie registrazioni che si sono passate per anni tra teenagers fino a diventare un pallido ricordo dell’audio originale, che però hanno influito nel creare un nuovo lessico, e a conti fatti, un nuovo modo di vedere la realtà, mediatica e non.
Plastic Horizons è questo: voci, sensazioni, emozioni di un’epoca che è anagraficamente passata, ma che continua a vivere dentro le emozioni di tutti. “He-Man o Darth Vader non li ricordiamo come semplici personaggi/giocattoli”, continua Andrea, “ma come parte delle nostre vite; e le loro storie, i loro comportamenti, le loro azioni nel bene e nel male hanno plasmato gli adulti che siamo adesso; per questo oggi noi guardiamo con nostalgia, e con un senso di familiarità acquisita, a quegli anni”.

Gli ospiti di Plastic Horizons: supereroi dell’infanzia

Plastic Horizons” è un viaggio nel tempo, e come in tutti i viaggi s’incontrano persone lungo la via. Insieme a Luciano, Gabriele, e Marco ci sono spesso degli ospiti o, come preferiamo definirli, compagni di viaggio. Alcuni di loro sono volti conosciuti della televisione (Giorgione Orto e Cucina, che ha preparato la sua merenda dell’epoca, o Marta Filippi di Bar Stella e Lol 3) o di Youtube (Maurizio Merluzzo che è nato anche lui negli anni 80 e che oggi presta la voce a quello che da bambino era il suo eroe: He-Man). Altri sono personaggi nati nel nostro periodo di riferimento (come Gabriele Sbattella, conosciuto anche come l’Uomo Gatto). Tante invece sono le voci di doppiatori che appartengono ormai alla leggenda, come – per citarne alcuni – Massimo Corizza, la voce di “Carletto il principe dei mostri” e Gordian, o Marco Guadagno, la voce di Brandon di Beverly Hills 90210 o del Puffo Quattrocchi, e Fabrizio Mazzotta, noto per prestare la voce in Italia a Krusty il clown.
Un canale Youtube sviluppato dunque con la professionalità televisiva, ma condotto da non professionisti. Andrea ci racconta di come Marco, Luciano e Gabriele non si basano su nessun tipo di copione, ma che improvvisano ogni puntata coinvolgendo l’ospite nei ricordi. Questo crea un ambiente genuino e spontaneo che porta a inevitabili scherzi, sfottò e confessioni a mezza bocca. Andrea ci spiega che gli ospiti non abbiano mai idea di cosa aspettarsi, e che solo il tema della puntata è concordato in precedenza; immediatamente però si trovano coinvolti nelle intriganti discussioni del programma. Per gli spettatori è come vedere quattro amici seduti a un tavolo che ricordano la loro infanzia, trasformando il programma in un’esperienza coinvolgente e divertente. Una bella atmosfera goliardica che coinvolge inevitabilmente anche le persone che lavorano dietro le quinte delle puntate.Partners di Plastic Horizons, sono il team di Arcade & Food: “La nostra partnership si basa sullo stesso concetto di nostalgia retrò anni 80 e 90; in entrambe le realtà, è l’esperienza vissuta in prima persona che fa da cardine per stupire e colpire piacevolmente”. Proprio da Arcade & Food è stato reclutato Matteo Pirisi, mente comunicativa e creativa del ristorante romano e oggi anche di Plastic Horizons; praticamente una partnership già scritta ancora prima di incontrarsi.

Plastic Horizons: un podcast tutto da scoprire

Qualche anno fa Raf si chiedeva, nel testo di una sua famosa canzone, “Cosa resterà di questi anni 80?”; il periodo compreso tra il 1980 e la fine del XX secolo abbraccia due decenni di stravolgimenti storici, mode culturali e innovazioni che hanno plasmato il mondo moderno. Riviverli non è difficile, basta infatti collegarsi a YouTube e cercare il canale di Plastic Horizons (con la s finale, mi raccomando), per avventurarsi all’indietro nel tempo insieme a Luciano, Marco, e Gabriele. Se invece quell’epoca non l’avete vissuta e volete scoprire come sono nate molte delle mode del momento lanciatevi nella Delorean di “Plastic Horizons” e tornate indietro nel passato. O forse, nel futuro.

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